Andromeda di oggi

Di Mario Rigli


Avevo appena votato quando ho cominciato questo grande quadro. Tutti gli exit poll, i risultati li ho visti con un occhio solo o entrambi, ma soltanto quando li alzavo dalla tavola, l’attenzione nel dare la china deve essere totale, il pennino non ha la velocità del pennello tuffato nella tempera o nell’olio. Anche se grande (un metro e dieci per un metro e quaranta) non pensavo che la tavola mi prendesse oltre due mesi, ma la costruzione era ormai tutta presente nella mia testa e non potevo discostarmi dal quel disegno anche se ancora teorico.
La scenografia è studiata come se fosse una pagina aperta di un libro, esattamente divisa in due parti. Ma è un libro particolare, non un libro occidentale. E’ un libro arabo: la pagina di sinistra non è la prima da leggere, ma la seconda. Unl ibro arabo che si legge andando da destra a sinistra.
Ancora una volta la polacca Tamara Rosalia Gurwik-Górska mi ha fornito un aiuto prezioso. Amo la Lempicka per le sue forme esagerate e scultoree, per la sua definizione secca delle luci e delle ombre, per la spartizione decisa dei chiaro-scuri. E poi il tema: Andromeda. Più o meno tutti conosciamo la mitologia di Andromeda: tutti i suoi problemi, ma infine le sue gioie le sono state causate dalla madre Cassiopea che nella sua enorme vanità sostenne di essere più bella delle Nereidi, le ninfe marine particolarmente seducenti. Poseidone naturalmente si incazza e manda un mostro marino per sbranare la figlia innocente incatenata ad una roccia. Naturalmente arrivano i nostri nella veste di Perseo che appena reduce dall’uccisione di Medusa, chiede la mano di Andromeda, uccide il mostro e libera Andromeda che diverrà sua sposa. Ma il titolo del grande quadro di Tamara non è sempre stato lo stesso. Avanti si chiamava semplicemente “l’esclave”, la schiava. Ed è con questo primo titolo che mi piace di parlarne.
Nel mio lavoro a china sono stato il più possibile fedele al dipinto Lempickiano. La donna dai capelli d’oro scuro è una schiava di altri tempi, le pesanti catene ai polsi la tengono immobile seduta in modo precario e costretta ad appoggiarsi sulle mani per tenersi eretta. E’ una schiava di altri tempi ma anche odierna, futurista quasi, con la selva di grattacieli modernissimi alle spalle, o meglio moderni con qualche tratto di tradizione: i comignoli, il tetto di tegole rosse. Una schiava di ieri ed anche di oggi, che rammenta da vicino i problemi delle donne anche nella nostra società, la disparità di trattamento di genere, il femminicidio. Se le vedessimo i piedi siamo convinti che calzerebbe delle scarpe rosse, testimonianza dell’impegno nonostante i ceppi ai polsi. E rosse sono le sue labbra, chiarissimi i suoi occhi, solo apparentemente rassegnati ma proiettati verso un futuro che indovina e indoviniamo diverso.
Ed il passaggio alla parte sinistra del quadro è repentino, c’è un cambio di marcia improvviso.
Il colore, quasi tutto grigio della parte destra, a parte i tentacoli che inserisco nella figura, diventa predominante, vigoroso, a sinistra. Il colore ora la fa da padrone, quasi che un affrancamento dalla subordinazione femminile sia avvenuto di colpo. Alle spalle del nuovo personaggio niente grattacieli mai miei pianeti-mandala che orbitano in un cielo tutt’altro che monocromo, ma di varie colorazioni. Lo sguardo è deciso, punta negli occhi l’osservatore, lo interroga e gli fornisce le sue risposte. Un personaggio modernissimo nella sua canotta leggera, ma che ha delle certezze assolute anche di spiritualità testimoniate dalle due catenine d’oro al collo ed dai due crocifissi con inserti di cristalli.
Non importa conoscere chi è effettivamente dietro questo volto scrutatore, dietro questo caschetto biondo e di oro chiaro. E’ un volto universale per ciò che comunica e ciò che indica.
Lisa, mia moglie, che è una ritrattista eccezionale, che usa in modo magistrale la matita, ha terminato le ombre del volto, tenendo conto della mia indicazione di esagerare gli scuri, l’abbronzatura, in modo da esagerare e mettere in rilievo il volto rispetto al corpo.
In effetti ho preso spunto dal volto di una mia amica, di una cara amica ed i riferimenti e gli indizi che ho sparso nell’opera, diranno ora ed in futuro il suo nome per coloro che come me ,la conoscono.
La scena in basso ci mostra una spiaggia, anch’essa, come nei capelli dei due personaggi, ha una sabbia dorata. Una spiaggia quasi immobile, metafisica, silenziosa. Pochi resti si vedono, dei sassi politi e striati dal tempo e dalle onde, dei resti di legno scavati e scolpiti anch’essi e anche qualcosa di più vivo come qualche frutto e un ramoscello di bacche rosse evidentemente strappati alla terra da poco.
Solo il mare è leggermente increspato. Le ombre non ci fanno capire se la spiaggia è all’alba o al tramonto, le ombre sono volutamente disegnate al rovescio dell’origine della luce. L’astro nascente o morente lascia sfumature di rosso sulle nuvolette leggere in un cielo chiaro.
Una spiaggia fissa, metafisica, immaginaria come la mia immaginazione prefigura una spiaggia di Puglia. Già la Puglia. Nella stessa spiaggia si vede anche un cavaliere, bardato per andare a disputare un torneo. Lentissimo, leggero, al piccolissimo trotto, quasi al rallentatore anche come respiro. Non importa se si chiami Ettore o Fanfulla, è certamente un cavaliere che parteciperà ad una disfida anche se appare chiaro che non ha molta fretta e si muove all’unisono con la spiaggia, il mare ed il cielo.
Il nome lo si può scoprire dal quel fascio di rose grigie in cui una soltanto è piccola e colorata

Una Andromeda di ieri ed una Andromeda di oggi, entrambe non più Esclaves.

#MarioRigli

Nato a Terranuova Bracciolini il 7-7-49. Si è occupato di poesia e narrativa da sempre. Ha partecipato, con importanti riconoscimenti, a numerosi premi letterari nazionali e internazionali. Nel corso del 1985 ha pubblicato il volume di racconti “Laurine” presso l’Editore “La Ginestra” di Firenze, ha ottenuto la targa di rappresentanza alla decima edizione del Premio Casentino, il Primo Premio Assoluto al “Cardo d’Argento”, il 1° assoluto a Concorso Internazionale “Natale di Pace” a Roma. Per il complesso della sua attività gli è stato conferito il riconoscimento “Gli Etruschi” a Roma. Nel 1986 ha conseguito il Premio Speciale “Trofeo delle Nazioni” a Roma, il 2° ex-aequo per la poesia al concorso “Federico Garcia Lorca” , il 6° premio per la narrativa alla XVI edizione del premio “San Valentino” di Terni, il Trofeo di Rappresentanza alla undicesima edizione del “Casentino”, il 5° ex-aequo per la poesia al premio “Città di Cava”: Nello stesso anno gli è stato conferito il riconoscimento “I Protagonisti”. Nel 1995 ha pubblicato la raccolta poetica “Immaginato nettare” con l’editore carta verde e nel 1998 la raccolta poetica “A ticket to hell” a due mani con il figlio Filippo sempre per l’editore Carta Verde. Suoi lavori recenti sono “Schegge di Luna” pubblicato in arabo nel 2013 ad Amman in Giordania traduzione e prefazione del poeta e traduttore Nizar Sartawi. Una pubblicazione a Mombay sempre nel 2013 in lingua hindi da parte della poetessa e traduttrice Vijaya Kandpal. La traduzione e la prefazione per il poeta arabo candidato al nobel per la poesia Munir Mezyed del volume “Le uve della vigna del cielo” pubblicato in Italia da Albatros nel 2011. Ha partecipato come unico autore italiano alla antologia poetica internazionale “The second genesis” pubblicata a Waipur India. Nel 2014 è stato coautore del libro “Intelligenze per la pace” insieme a Gianmario Lucini per le edizioni CFR. Nel 2014 ha scritto la prefazione e illustrato il libro “Le luci del Pratomagno di Ulisse Giovannuzzi. Nel 2015 ha scritto la postfazione del volume : “Storia di una mattonella di graniglia” di Fernando Poccetti. Nel 2016 ha tradotto in Italiano e ha fatto la prefazione per il volume “The birth of a poet” del poeta libanese Mohammad Ikbal Harb edito da Inner Child Press (Usa) e ha partecipato con sue poesie alle antologie internazionali “Morocco” e “Aleppo” sempre edite da Inner Child. Nel 2017 si è tenuta una sua retrospettiva nella sala del Consiglio Comunale di Terranuova Bracciolini, di pittura, scultura, poesia, narrativa e musica di quarant’anni del suo lavoro. Nel novembre del 2017, come paroliere è uscito il suo CD “Poesie in Musica” musicato, arrangiato e cantato da Fabio Martoglio. Le sue poesie sono tradotte in inglese, francese, spagnolo, portoghese, macedone, russo, arabo, hindi, pagasinian, tedesco . Suoi racconti e poesie sono presenti in antologie e riviste. Come pittore e scultore ha partecipato a molte mostre regionali e nazionali.