ANDRÀ TUTTO BENE (SE ABBIAMO CULO)

Di Turi Comito

L’unica vera novità di questo DPCM è che Conte è riuscito a vincere – momentaneamente – la battaglia contro Zingaretti, Speranza e qualche altro i quali pretendevano una specie di blocco totale come quello di marzo.
Conte li aveva già accontentati la scorsa settimana con la barzelletta della mascherina per strada e con il divieto di “assembramenti” nelle abitazioni private (Speranza auspicava pure la delazione di massa). Stavolta Conte ha detto una serie di no, per esempio sulla questione della chiusura delle scuole, delle palestre, di pub e ristoranti alle 21, ecc.
E ha detto no pure sul MES che pare non convincerlo affatto. Il che non è detto che resti senza conseguenze – per Conte intendo – visto il fronte, ormai vastissimo che richiede l’attivazione di quel finanziamento.
In definitiva, la situazione a me pare la seguente.
Da un lato c’è la grande preoccupazione per la crescita di ricoveri e terapie intensive negli ospedali (ancora sotto controllo al momento) nonché la preoccupazione che troppi blocchi danneggino una economia già fortemente indebolita che stava dando comunque qualche segnale di ripresa.
Dall’altro c’è la questione che nessuna strategia di contenimento – a parte, forse, il blocco totale – riesce a funzionare (se si vuole conciliare sicurezza sanitaria ed economia) e pertanto si procede per tentativi colla speranza di guadagnare tempo fino all’arrivo di un vaccino efficace e ci si dimentichi di questa pandemia il prima possibile.
Insomma, si naviga a vista.
Probabile che nelle prossime settimane ci saranno altri DPCM più restrittivi e che si arrivi ad un blocco totale se queste misure non dovessero essere sufficienti a invertire l’andamento dei ricoveri e delle terapie intensive.
Questo è quanto.

Per il resto vale quel che ho detto in mille altre occasioni e anche un paio di giorni fa. Non solo l’Italia ma tutti i paesi europei sono impreparati a gestire crisi di una certa consistenza, crisi, diciamo così, di sistema. Fanno fatica o girano a vuoto nell’affrontare il cambiamento climatico, i flussi migratori, le bolle speculative, i conflitti militari che li riguardano da vicino (Libia, Medio Oriente) o le pandemie. E fanno fatica o girano a vuoto perché gli Stati europei dipendono ormai in misura decisiva dal sistema di funzionamento dell’Unione che non è un sistema progettato per affrontare quel tipo di crisi. E’, invece, un sistema progettato e creato secondo criteri liberisti i quali, per definizione, sono unicamente votati al profitto nel breve periodo. La programmazione dei Fondi europei è roba da malati mentali, roba da mostri burocratici metà sovietici e metà liberisti; il più delle volte stupida e frutto di compromessi insensati. L’euro è – in assenza di una politica fiscale comune, di titoli di debito pubblici comuni e di una Banca centrale che sia prestatore di ultima istanza – semplicemente una moneta straniera in balia di chi meglio può approfittarne. Il processo decisionale dell’Unione è quanto di più lungo, complesso, complicato, farraginoso e sballato si possa immaginare (si pensi soltanto alle diatribe Commissione-Parlamento-Consiglio che bloccano il bilancio e alle lungaggini infinite delle trattative che preparano quel documento).
In queste condizioni pensare che un qualunque Stato dell’Unione, anche il più vispo e dotato di una classe dirigente decente (cosa che l’Italia non è), possa trovare vie d’uscita a questo tipo di crisi è semplicemente una idea da fessi.
Si tira a campare, a dire che “tutto andrà bene” se si fa questo e quest’altro e soprattutto ognuno – dalla Merkel all’ultimo degli inoccupati che campa di espedienti – in cuor suo spera che le crisi si risolvano da sé.
Molti auguri a tutti.

#TuriComito

Funzionario direttivo presso Regione Siciliana. Dipartimento di Bruxelles e degli Affari Extraregionali.
Regione Siciliana
Palermo, Italia