ACCORDO ABRAMO, NUOVO ORDINE MEDIORENTALE DI TRUMP E MICROPALESTINA

DI ENNIO REMONDINO

A Washington, la «pax americana», l’Accordo di Abramo, che normalizza le relazioni tra Israele, Emirati e Bahrain creando un inedito fronte Israelo sunnita anti-Iran. I palestinesi restano prigionieri di fatto di quello che resta della loro terra, mentre Tel Aviv difenderà i paesi del Golfo dall’Iran.
Il destino «saudita» di Al Aqsa dietro le quinte

Nuovo ordine regionale del Medio oriente

«Il 13 settembre 1993 Yitzhak Rabin e Yasser Arafat si strinsero la mano durante la cerimonia alla Casa Bianca per la firma degli Accordi di pace di Oslo», ricorda Michele Giorgio, NenaNews. Il sogno di un futuro in cui i palestinesi avrebbero ottenuto un loro Stato assieme alla fine dell’occupazione militare israeliana. Ieri, 15 settembre 2020, 27 anni dopo quel gesto tra il premier israeliano e il leader palestinese, la firma dell’Accordo di Abramo, che seppellisce definitivamente impegni internazionali sempre rigorosamente sanciti, e sempre, sistematicamente traditi.

La finzione Palestina

27 anni di riconoscimenti palestinesi sulla carta, presenza in tante agenzie e organizzazioni internazionali e all’Onu dove ufficialmente esiste lo Stato di Palestina. «Ma ancora oggi restano prigionieri nella loro terra, chiusi in città e villaggi che ricordano i Bantustan, senza alcun prospettiva realistica di ottenere sovranità», scrive Michele Giorgio. «Uno staterello fantoccio sotto controllo di Israele in qualche porzione di Cisgiordania. Con Gaza isolata, prigione per gli islamisti di Hamas e i suoi 2 milioni di abitanti. Prendere o lasciare». Ed è vero ciò che diceva ieri Donald Trump. «È l’alba di un nuovo Medio Oriente, sta nascendo un nuovo ordine regionale».

L’ordine israelo sunnita

Dietro le quinte e oltre le esagerazioni elettorali americane e forse anche israeliane (crisi di governo da Covid e da incriminazione di Natanyahu), «sta sorgendo un sistema regionale in cui le monarchie arabe sunnite riconoscono la superiorità economica, militare e strategica di Israele che ne diventa di fatto il difensore davanti al nemico comune, l’Iran». Israele che sgraverà, in parte, Washington dal proteggere i ricchi alleati nel Golfo. E fine della richiesta araba ad Israele di ritirarsi dai territori palestinesi occupati nel 1967. «Nella pax americana i palestinesi non contano nulla, sono un tassello che non appartiene al mosaico», la considerazione di Michele Giorgio.

Destino «saudita» di Al Aqsa dietro le quinte

Altra interessante chiave di lettura e spunto di analisi dal Manifesto. Haram Sharif, i 14 ettari della Spianata delle moschee di Al Aqsa e della Cupola della Roccia, è uno degli aspetti più dibattuti del cosiddetto “Accordo di Abramo”. Le interpretazioni alimentano ipotesi che dietro si celi l’intenzione del governo Netanyahu di modificare, con la benedizione dei suoi partner arabi, lo status della Spianata. Israele e Stati uniti pronti ad offrire all’Arabia saudita, già custode di Mecca e Medina, il controllo della moschea di Al Aqsa – terzo luogo santo dell’Islam ora affidato al Waqf islamico della Giordania – in cambio dell’avvio di relazioni ufficiali tra Riyadh e Tel Aviv.

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