A PROPOSITO DELLA SINDROME POST-COVID 2

DI ENRICO BERNINI CARRI

 

Riprendendo il discorso dal “duck test” :abbiamo visto in questi mesi come la sindrome post-covid sia ormai una realtà mondiale, prevedibile del resto, visto che molte malattie virali lasciano strascichi importanti per mesi, anni e volte per tutta la vita. Persino la famosa “Spagnola del 1918” lasciò una sindrome post influenzale del tutto sovrapponibile a quella attuale della Covid. D’altra parte che alcuni virus come herpes, Epstein Barr e influenza possano scatenare quella che oggi viene definita CFS(sindrome da stanchezza cronica) è cosa acclarata e indagata in tutto il mondo, mentre fino a qualche anno fa veniva bollata come “patologia delle casalinghe depresse” e sostanzialmente come disturbo psichiatrico(probabilmente post-traumatico) in soggetti fragili e predisposti. Allora cos’è questa sindrome post covid? È una malattia con polimorfismo clinico che può causare disturbi da lievi e persistenti fino a gravi e invalidanti. Abbiamo osservato dolori articolari e muscolari migranti, persistenti enteriti, insonnia e disturbi della concentrazione, congiuntivite, tosse leggera ma ricorrente, sindrome da stanchezza intensa, fino a disturbi cardiaci e renali più o meno gravi o persistenti anosmie o disosmie. Cosa può causare tutto ciò tanto da far ormai definire questi pazienti “long haulers” lunghi trasportatori (pazienti considerati per lo più una scocciatura e sostanzialmente “invisibili”) ? Sicuramente esiste una correlazione tra la gravità del quadro clinico di esordio e la gravità dei postumi, ma sintomi persistenti si riscontrano anche in pazienti con quadri clinici modesti e paucisintomatici(e non solo donne in menopausa o uomini anziani ma anche in giovani in apparente ottima salute) . La causa di questo quadro complesso è difficile sia da diagnosticare che da trattare, può essere imputata ad uno squilibrio del sistema immunitario che ipersollecitato, trasforma la risposta in autoaggressione di tipo immunitario, ma se questo è comprensibile per i casi più gravi dove l’incontrollata cascata citochinica innesca un meccanismo infiammatorio incontrollato, così non dovrebbe essere per i quadri lievi e paucisintomatici che non hanno evocato una risposta interleuchinica importante. Allora resta un’altra ipotesi (da me già paventata mesi fa) quando mi resi conto (anche sulla mia pelle) della persistenza dei sintomi:cioè la capacità del virus (così come altri virus) di “mimetizzarsi” e di non evocare da parte dell’organismo una vera e propria risposta immunitaria(oggi anche Burioni ha accennato a questa ipotesi) . Questa capacità di nascondersi in altri distretti, io ve la anticipai ad aprile/maggio parlando della capacità di penetrazione del virus negli enterociti dando disturbi sostanzialmente di tipo infiammatorio (chi è curioso potrà rivedere un mio post su questo, correlato con gli studi olandesi dell’Università di Utrecht). Quindi questa capacità del virus di permanere latente con carica virale e capacità riproduttiva molto ridotta, in alcuni distretti dell’organismo (io ipotizzo sostanzialmente l’ileo ma non ne escludo altri) provoca uno stato permanente di “malattia” che si manifesta nelle forme cliniche più disparate come succede anche per altre virosi respiratorie(pensate alla variabilità clinica dell’influenza). Pertanto sarà opportuno ricercare gli eventuali organi o cellule”serbatoio”del virus che in alcuni casi verrà sconfitto lentamente dalle difese immunitarie specifiche o aspecifiche, ma in altri casi potrà creare una “convivenza” con l’organismo ospite causando una malattia cronica invalidante. È chiaro che le mie sono supposizioni dettate da osservazioni clinico-epidemiologiche e deduzioni personali, ma essere uomini di scienza a volte vuol dire anche saper mettere in relazione dati e osservazioni, aspettando poi ovviamente la conferma degli altri studi di ricerca. Finora l’aspetto delle cause della sindrome post-covid è poco indagato e sopratutto è poco indagata la ricerca del virus in altri distretti o organi bersaglio (pensate solo alla quasi totale assenza di tamponi fecali per il Sars-Cov2 anche in presenza di enteriti anomale). Allora per concludere, se la sindrome post covid sembra un’infezione virale cronica, se si comporta come una infezione virale, causa disturbi riconducibili ad una infezione virale cronica,allora (per analogia col test dell’anatra, “duck test” ) forse è proprio un’infezione virale.

#EnricoBerniniCarri

Enrico Bernini Carri, Nato a Campobasso il 10/06/1958, residente a  Modena.
Presidente del Centro Europeo per la Medicina delle Emergenze e Catastrofi (CEMEC) – Consiglio d’Europa.
e-mail : enricoberninicarri@infinito.it